Umberto raccontaci i tuoi inizi come giornalista sportivo
All’inizio gli anni 90 convinsi il dottore Andrea Torino di Canale 21 a fare un programma sportivo regionale non dedicato solo al Napoli come tutti. Sulla falsariga di “Campania Sport” inserto di Sport Sud che riportava i tabellini ed i voti di tutte le partite giovanili campane. Inizialmente il Napoli era marginale, poi io cominciai a prendere piede e poi il Napoli è diventato di gran lunga il fulcro della trasmissione pur continuando a seguire le altre squadre.
Hai giocato a calcio, che tipo di emozione è?
Tanti chili fa, tanti capelli fa, tanti anni fa ero un buon portiere, ma un po’ basso per fare carriera. Dopo Salerno, dove ho giocato nei pulcini della Salernitana, a Battipaglia ho fatto la mia piccola carriera calcistica. Ricordo che, soprattutto nei rigori, mostravo molta aggressività verso l’avversario e ostentavo sicurezza così da diventare un “pararigori” e un paio di volte ho fatto vincere cose importanti per quel livello. I miei compagni contavano su di me, che ero intuitivo ed esplosivo. La cosa più bella era il profumo dell’erba.
Il giornalismo per te è una passione o un lavoro?
In verità non posso proprio pensare che sia un lavoro. Ho cominciato a fare il giornalista nell’emittente locale Telelibera Battipaglia perché mi chiesero di fare le telecronache, visto giocavo e avevo fatto il Classico, per cui sapevo parlare e capivo di calcio e da lì è nato tutto. Da ragazzo in casa quando c’era la partita in televisione, abbassavo il volume e facevo la telecronaca per allenarmi a questa cosa che mi piaceva tanto perché la telecronaca è stata sempre la mia passione.
Hai sempre voluto fare il giornalista?
Avevo tre passioni. Mi sarebbe piaciuto insegnare all’università, ho anche fatto volontariato come assistente alla cattedra di Economia Politica del professor Iossa con cui mi sono laureato in Giurisprudenza in Economia Politica. Mi piaceva molto l’idea di impresa, perché le materia che più mi piacevano erano Diritto Commerciale e Diritto del Lavoro. Ma io già facevo il giornalista avendo cominciato giovanissimo e lavoravo da giornalista mentre studiavo.
Che consiglio daresti ai giovani che vogliono diventare giornalisti?
Qualsiasi scelta fai devi crederci veramente fino in fondo e devi sapere che nulla sarà facile. Qualunque cosa ti possa piacere arriva il momento in cui diventa un sacrificio e devi saper superare i sacrifici e lì lo step decisivo: chi si ferma non va avanti, chi invece riesce a tramutare la passione in capacità di reggere lo sforzo del sacrificio alla fine riesce a ottenere il risultato.
La passione è tutto, io parto sempre da questo, se hai le qualità e associ una grande passione prima o poi ti verrà riconosciuto.
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Tescione Marco
Imprenditore
Jean Louis David – Imprinting