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Pivetti Irene

Chi è Irene?

Una persona che ha sentito sempre forte il senso della libertà.

Cosa volevi fare da grande?

L’astronomo. Perchè il cielo stellato è affascinante, perché è affascinante la grande razionalità del Creato ed ero anche affascinata da Margherita Hack. Una donna molto autorevole che come scienziata mi colpiva molto con la sua personalità anche se da grande ho imparato a capire quanto ideologicamente fosse lontana da me.

Raccontaci della tua infanzia.

Sono stata fortunata perché ho avuto una famiglia che mi ha insegnato due cose fondamentali: la Libertà e la Responsabilità, una non può andare senza l’altra. Inoltre ho scoperto col tempo che si è figli per tutta la vita. Pensavo che il rapporto educativo cessasse da ragazzi con l’Università o con l’adolescenza invece è una storia di affetto che va avanti per sempre. Questo è molto bello e mi aiuta anche ad essere migliore come madre.

Ci racconti di nonno Aldo Gabrielli?

È una storia che vale la pena di raccontare, quella di un italiano nato poverissimo che è andato al fronte nella Prima Guerra Mondiale da ragazzino, a 18 anni, e comandava un plotone perché aveva un piccolo titolo di studio ed era Tenente. Poi venne a Milano, si incontrò con la grande creazione imprenditoriale rappresentata da Mondadori, allora nascente, e conobbe questo grande genio della cultura italiana. Con Arnaldo Mondadori stabilì un rapporto di sodalizio fantastico. Mio nonno, giovane intraprendente, moderno, tra l’altro Bersagliere, con questa azienda grintosa e innovativa inventò la propaganda editoriale perchè all’epoca non si usava fare la pubblicità ai libri. Questo lavoro funzionò molto bene fino a quando le condizioni peggiorano con la Seconda Guerra Mondiale. Le condizioni anche per la Mondadori peggiorarono e quando fu trasferita ad Arona sul lago Maggiore e lì ebbe sede anche la Kommandantur, cioè il Comando Generale della Gestapo per il Nord Italia, nonno decise di lasciare l’azienda. Dopo la guerra riprese, ma non più come collaboratore della Mondadori, ma all’esterno incominciando a redigere rubriche di Lingua Italiana per una delle sue creazioni quando era stato dipendente cioè la rivista. “Grazia”. E poi da lì è sempre stato un Linguista dedito alla divulgazione della Competenza Linguistica. Diceva che la Lingua è un patrimonio importante di un popolo che ha diritto di modificarlo ma deve essere preservato; insomma, applichiamo al nostro linguaggio, il criterio del buon padre di famiglia. Quindi non siamo bacchettoni, ma neanche volgari, sciatti o troppo zeppi di forestierismi. A valle di questo suo percorso molto intenso che gli portò grandissima popolarità, scrisse diversi libri, tra cui il Dizionario dei Sinonimi è il più conosciuto, fino a questo grande Dizionario della Lingua Italiana che è la sua ultima opera che rimase parzialmente incompiuta e che io, insieme a un team guidato da mia madre, completammo. L’Italia è diventata grande perchè è stata ricca e generosa di persone tenaci , come mio nonno, che hanno veramente remato per spingere avanti questa barca con grande coraggio e dedizione e io credo che sia la più grande eredità che noi possiamo raccogliere e fare nostra e non mollare assolutamente. Io sono molto arrabbiata quando qualcuno invita i giovani a lasciare e andarse all’estero, credo sia un crimine contro la nazione oltre che un pessimo esempio di paternità e maternità perchè stai diseducando tuo figlio alla responsabilità. Istruire un popolo ad arrendersi è pessimo, è moralmente riprovevole. Prendiamo esempio da queste grandi e semplici persone che ci hanno preceduto.

Tra l’87 e il ‘90 ti sei occupata di volumi sulla lingua italiana.

Mi sono occupata di completare e pubblicare il Dizionario del nonno e una serie di opere correlate che ne erano derivate.

La politica si è avvicinata a te o tu ti sei avvicinata alla politica?

La politica mi è letteralmente venuta addosso perché fui travolta come tanti italiani da questa straordinaria novità della Lega Nord, che essendo un Partito Federale non è mai stato contro il meridione anzi c’era alleanza con movimenti autonomisti meridionali. All’epoca si ragionava totalmente sul tema fondamentale dell’identità culturale. Era un partito del popolo e un partito post-ideologico e infatti la Lega ha messo le basi per tutta la Seconda Repubblica, poi è venuto Berlusconi, ma senza quell’evento dirompente non ci sarebbe stato niente. Io mi sono ritrovata, non essendo leghista, circondata da leghisti, anche persone che stimavo, quindi questo mi ha portato a fare un’analisi di questo fenomeno molto più obiettiva e approfondita di quello che correntemente si leggeva sui giornali e questo divenne un breve saggio che mandai a Bossi. Lui mi chiamò e mi chiese di occuparmi dei Cattolici nella Lega. Obiettai di non essere leghista ma rispose che non aveva importanza perchè lo sarei diventata. Quella fu una stagione straordinaria e coinvolgente perché avevi la percezione esatta che c’eri, eri al centro del più importante cambiamento italiano dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La mia stagione politica è stata un grande dono che ho ricevuto perché mi ha permesso di dare il meglio di me al mio Paese.

Chi era Bossi in quegli anni?

Era un genio con momenti di follia. Poi col tempo ha perso l’equilibrio ed ha cominciato a giocare in difesa. Quando la Lega è arrivata al Governo ed era nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, si trattava di scendere dalle barricate e cominciare a lavorare. Eravamo in tanti ad avere la cultura e la competenza per farlo ma Bossi si sentì minacciato nella sua posizione e così coinciò ad estremizzare e fece cadere il governo Berlusconi.

Ad un certo punto, il 16 Aprile 1994, entri nella storia come il più giovane Presidente alla Camera dei Deputati della Repubblica Italiana. Cosa significa entrare nella storia?

Non lo so, io entro in una responsabilità istituzionale assoluta che non ammette sconti. Quindi, ovviamente dimentichi la tua persona, se sei giovane, maschio o femmina non ha importanza, tu sei in funzione di un compito molto alto e irrinunciabile, perché il paese ha bisogno di un Presidente dedito a questo compito. La Storia vedremo perchè e una cosa molto seria, ciascuno di noi entra nella storia, seriamente, per la traccia che lascerà ai suoi figli anche se non diventa un personaggio pubblico. Certo io entro negli almanacchi, entrare nella storia me lo devo ancora meritare.

Che differenza c’è tra il ruolo di Parlamentare e quello di Presdiente della Camera?

Purtroppo il ruolo del parlamentare, è del tutto svuotato di significato, tant’è che negli ultimi cinquanta anni non c’è una legge di iniziativa parlamentare arrivata al voto. Il Governo si prende tutto il Legislativo, il Parlamento è un’ornamento costretto a dire si o no al Governo. Detto questo, che è un problema istituzionale serissimo dell’Italia che non è più, purtroppo, una Repubblica Parlamentare come fu pensata, fare il Presidente della Camera è un’altra cosa. È la figura che determina il rispetto delle regole. Fa rispettare le regole agli altri poteri dello stato, deve farsi tanti nemici come ho fatto io. Alcuni Presidenti della Camera sono stati molto ligi a questo dovere di parzialità rispetto a qualunque tipo di forzatura, altri lo sono stati meno.

Qual è la giornata più significativa vissuta da Presidente della Camera?

Sicuramente quando si è insediato il primo governo Berlusconi. Entrambi totalmente inesperti ma consci che stavamo facendo, ognuno nel suo ruolo, una cosa importante per l’Italia. Ricordo la solennità di quel momento ma anche la familiarità che mi presi quando rimproverai Berlusconi per essere arrivato con un quarto d’ora di ritardo.

Cosa vuoi fare da grande?

Spero di poter continuare a servire il mio paese in tanti modi, come sto facendo adesso nel terzo settore volontariato, perché è una malattia da cui non si guarisce. Non è tanto la politica da cui non si guarisce., quanto dedicare la propria vita allo Stato, una vocazione che non si può tradire e lo fai anche quando vivi da privato.

Che consiglio dai ai giovani universitari?

Vogliate tutto e siate consapevoli che ogni cosa ha un prezzo ed il prezzo siete voi. Non siate mai rinunciatari però con la chiara coscienza che ogni obiettivo che vi prefiggete lo pagherete dandovi per intero non cercando sconti. Quindi sì, siate totalizzanti, siate tanto tanto esigenti con voi stessi e allegri.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato Irene

Grazie a voi.

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