Oggi siamo con Pietro Vitiello.
Benvenuto a te, benvenuto a tutti quanti voi.
Se ti dovessi definire con un aggettivo, quale sceglieresti?
Entusiasta è l’aggettivo che mi ha sempre contraddistinto fin da piccolo. Questo mi ha dato la possibilità di guardare sempre oltre e di guardare sempre avanti. Ringraziando Dio, vivere di entusiasmo significa guardare al futuro.
Chiudi gli occhi per un attimo e raccontami un’immagine di te bambino.
L’immagine di una vita fatta fatta di sacrifici. Papà e mamma hanno sempre lavorato e gestivano un piccolo panificio. Questo significava, per me, niente ferie, niente sabato e domenica e quindi da bambino ho sofferto questa cosa. Ma quello che mi hanno insegnato i miei genitori è la cultura del lavoro. Oggi ritengo che quella mia palestra fatta in casa con i miei genitori, pur rinunciando alla spensieratezza di un bambino, mi ha dato tanti valori e quindi riconosco che grazie a quei sacrifici, oggi Pietro e il lavoro sono un tutt’uno. Ritengo che quell’esperienza fatta è stata per me un booster che ha fatto sì che in me aumentassero le qualità per emergere.
Qual è stata la tua prima esperienza lavorativa?
A otto anni decisi di non lavorare nel panificio perché vedevo che mamma e papà si alzavano di notte per far lievitare il pane e non avevano giorni di festa, così mi rivolsi ad una bottega di macelleria sotto casa dove lavoravo d’estate. Ho iniziato a fare quel tipo di lavoro ed è lì che è iniziato il mio amare il lavoro, è iniziato il mio servire gli altri, anche se avevo solo otto anni. Ho imparato a rispettare gli altri e ad ascoltare gli insegnamenti di chi aveva più esperienza e mi dava consigli per progredire e per fare meglio.
Pietro da ragazzo: gli studi superiori e l’avvio al lavoro, come è cresciuta la voglia di emergere?
Ho iniziato a frequentare la facoltà di Economia all’Università e studiavo la mattina e di pomeriggio lavoravo. Mamma mi mise nell’azienda di famiglia di un nostro parente e da lì ho iniziato i primi passi nella logistica facendo il venditore porta a porta. Fare il venditore porta a porta in un’epoca dove non c’era internet, quindi bussare a contatti freddi e vendere beni strumentali non era facile. Dovevi basare tutto sulle capacità relazionali, sulla spigliatezza, sull’empatia..
Quanto è importante la comunicazione?
Siamo sempre stati convinti che parlando potessimo ottenere tutto. In realtà non è proprio così.
Fondamentale è ascoltare una persona, farla parlare, comprenderne i desideri e trovare il bandolo della matassa. La chiamo “la regola del parcheggiatore”: se in un garage c’è una macchina dentro non posso entrare se non faccio uscire prima l’altra. In una comunicazione, una discussione di qualsiasi tipo con cliente, figli o moglie “se non fai uscire prima quella macchina non puoi metterci la tua” cioè ascoltare prima di parlare. Questo mi ha aiutato moltissimo nel corso degli anni
Chi è Antonio?
Antonio è il mio cuore, il mio fratello, il mio socio al 50% e l’altra spalla, quello che mi completa. Senza di lui io magari non sarei stato la persona di oggi. Lui è colui che mi dà la sicurezza, mi fa guardare avanti e non indietro, perché so che dietro c’è lui. Avere una persona forte come mio fratello alle spalle significa non preoccuparmi dei problemi ma pensare a produrre e a guardare avanti e questa è una grande forza.
Facciamo una semplice addizione Pietro + Antonio = LogCenter.
Con Antonio ci siamo messi d’accordo nel 2012 e l’idea era quella di costruire una piccola aziendina familiare, io, lui, qualche amministrativo, tre o quattro tecnici e in un momento siamo a posto per tutta la vita. Ma il mercato non accetta questo e hai bisogno di trovare nuove competenze e quindi sei all’ascolto del mercato in cerca di nuove opportunità, nuove attività. Oggi siamo un ecosistema di aziende dove lavorano dalle 80 alle 100 persone e con un fatturato che passa dai 30 ai 40 milioni. Abbiamo costruito una holding, “Log center”, “Log solution”, uno studio di Dottori Commercialisti di Finanza Agevolata e Ordinaria, un’azienda di marketing con
“ci Vuole marketing”, società benefit.
Imprenditori si nasce o si diventa?
Io credo che imprenditore si diventi ma qualcosa sotto ci deve essere. Da piccolino non volevo fare l’imprenditore ed ero convinto di non saperlo fare, oggi dico ad un giovane che se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti
Quali paure avevate tu e tuo fratello all’inizio di questa avventura?
La paura di non farcela. Ricordo che non avevamo il denaro per pagare il primo pigione del capannone ma abbiamo potuto contare sull’aiuto di mamma e sulla fiducia che il proprietario del capannone ha avuto nei nostri confronti. Mamma e papà ci hanno dato tanto perchè dicevano “tranquilli, se serve qualcosa ci siamo noi” e questo ci ha fatto sentire forti. Fondamentale è stata anche la fiducia che ci hanno dato. Quando dai piena fiducia a una persona, l’altra persona da il meglio di se stesso, in quel momento sia chi dà la fiducia che chi la riceve, ottengono grandi risultati.
Quali sono le persone della tua vita?
Abbiamo parlato di mamma e papà, abbiamo parlato di mio fratello, c’è Antonella, mia moglie. In diverse fasi della vita ho avuto la fortuna di avere di fianco persone che mi hanno sempre sostenuto. Antonella è la persona che vorrei diventare io da grande. Antonella è il mio socio in famiglia, è la mamma dei miei figli, è con lei che mi sostiene in ogni momento. Antonella è il mio caricabatterie. Io auguro a tutti di avere una moglie così, perché vivendo con Antonella vivi il vero senso della vita, il vero amore. Lavorava in un’azienda e faceva la dirigente e un giorno disse “ti vedo troppo incasinato vengo a darti una mano in azienda”. In quel momento nella nostra azienda vi era un imbuto tutto convogliava a Pietro o Antonio. Arriva Antonella con un sistema manageriale e dirigenziale e dice “non è così che si fa l’impresa, dobbiamo implementare delle procedure”. Io non ero convinto, sostenevo che nella nostra azienda il suo modello non fosse applicabile. Ma poi mi convinse e feci all in, fiducia piena in Antonella. I primi giorni, i primi mesi, in azienda non si è capito nulla perché andare a sovvertire dei sistemi anche mentali è stato difficile ma quando poi tutti ci siamo allineati e abbiamo visto che i numeri crescevano, i fatturati crescevano, gli utili si raddoppiavano, le persone crescevano.
ImpresAbility cos’è?
è il libro che avrei voluto io avere tra le mani quando ho iniziato a fare impresa. Qui ci sono tutti i miei switch, le abilità necessarie per fare impresa oggi. Insomma, qual è il ragionamento? Mi dicevo io in questo momento devo offrire qualcosa a qualcuno e quindi il ricavato di questo prodotto è andato ad una scuola che forma gli imprenditori che sono in difficoltà che si chiama “Imprenditore non sei solo”. Questo libro è stato fatto da un imprenditore per imprenditori a favore di altri imprenditori, così facendo ho chiuso il ciclo nei confronti dell’universo.
Pietro, da grande cosa vuoi fare?
Ho grandi sogni, uno di questi è quello di quotare LogCenter in borsa e di farla diventare una realtà nazionale e far sì che il prodotto LogCenter risulti nel corso delle vite successive.
Che consiglio ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera imprenditoriale?
Se non hai le competenze giuste non riesci ad essere dinamico per affrontare le tempeste che ci sono oggi. Devi avere davanti una rotta e un obiettivo ben definito e tirare dritto. Quindi ai giovani di oggi, alle persone che sono di fianco a me, dico studiate, fate master, costruite, ma non dimentichiamoci mai il pragmatismo dell’imprenditore che è quello dell’ottenimento del risultato. Quindi studiare sì va bene, ma otteniamo dei risultati. Perché se facciamo l’uno o non facciamo l’altro, diventiamo incompleti.
Grazie Pietro
Grazie a te e a tutti voi.