0

Pandico Claudio

Chi è Claudio?


Sono nato ad Avellino in una famiglia dal lato paterno di imprenditori e dal lato materno di gestori di attività e strutture ricettive e ristorazione.

Da bambino cosa sognavi di fare?

Sui 7/8 anni mi appassionai al tema dell’ambiente e della protezione degli animali, passioni che ti prendono quando in una famiglia ti trasferiscono i valori di rispetto sia per l’ambiente sia per gli animali domestici e non. Un qualcosa che bisogna trasferire ai ragazzi di oggi già dalle scuole materne.

Questo bisogno di aiutare gli altri come è maturato?

É maturato con l’associazionismo. Entro nel mondo dell’associazionismo. già a 15 anni con l’Unità Ausiliaria Volontari di Protezione Civile. All’epoca c’era diffidenza, non si capiva queste persone quale beneficio portassero alla comunità dove operavano. Dopo i tragici eventi di Sarno, Quindici e Cervinara, le comunità dove abbiamo operato, hanno capito che c’era un gruppo di persone pronte in modo volontario a poter aiutare gli altri. É una gratificazione morale che non ha eguali poter mettere in salvo delle persone, quelle sono quelle emozioni che non posso descrivere nemmeno oggi. La mia attività di volontariato era anche con la Croce Rossa. L’associazionismo, non va visto come un precludere una tua vita personale e familiare a qualsiasi età, ma come un arricchimento.

Quindi consiglieresti ai giovani, parallelamente alle loro vite di studenti, di fare associazionismo?

Consiglio a tutti i genitori di far fare associazionismo al figlio, alla figlia, che già oggi frequenta le scuole elementari. Per esempio cominciare dai Boy Scout che ti insegnano il senso civico, il rispetto dell’ambiente e formano e creano autonomia nei ragazzi. Questo crea l’opportunità al bambino di crescere, di crescere insieme agli altri, di aprirsi insieme agli altri e dare lo giusto spazio alla tecnologia per evitare gli eccessi di utilizzo di smartphone, tablet e consolle. Nella fase adolescenziale consiglierei di iniziare a frequentare le associazioni di volontariato, che è un qualcosa un po’ più impegnativo, come la Croce Rossa, la Misericordia o la Protezione Civile, ma di volontariato puro, dove ti preparano, ti formano e ti insegnano ad applicare delle attività assistenziali per la comunità, perché forma e plasma il ragazzo e la ragazza a capire quanto è importante salvare la vita umana o semplicemente aiutare una persona in difficoltà. Dalle scuole superiori, le attività che io dico a tutti di frequentare sono le organizzazioni datoriali come la nostra, perché entrare a un’associazione che assiste le imprese o liberi professionisti ti dà l’opportunità di girare l’Italia, l’Europa, il Mondo. Capire in ogni categoria, in cui opera ogni azienda associata e assistita da noi, come funziona: la parte economica, le politiche energetiche e tutti i servizi che si offrono. Tutto servirà a creare un bagaglio di sapere che sarà utile alle scuole superiori e all’università, perché avranno acquisito già delle conoscenze dell’attività pratica e non formale o didattica.

Qual è stato il tuo primo lavoro?

Ho iniziato con la libera professione, aiutavo i miei fratelli che avevano un centro di elaborazione dati. Poi ho iniziato in autonomia con la libera professione, la Consulenza finanziaria a pensionati o impiegati che avessero bisogno di fare accesso al credito. La mia base era sempre quella di portare avanti l’assistenza alle persone per deformazione umana, più che professionale.. Poi la mia assistenza è cambiata perché si è indirizzata al settore delle imprese.

Dopo il CAF cosa hai fatto?

Assistenza alle imprese, quello che oggi definiscono Export Manager. Per conto di alcune imprese, ho tessuto rapporti con i paesi della fascia del Nord Africa, partendo dal Marocco fino all’Egitto, dove avendo frequenza e perseveranza nel visitarli, crei un rapporto molto più forte.che ti porta ad aprire possibilità ad aziende soprattutto italiane che vogliono avere una piccola fetta di mercato, conoscere dei distributori su quel territorio per poter commercializzare i prodotti.

Quanto è importante formarsi come Export Manager?

È importantissimo perché è una figura richiesta da tutte le aziende, indipendentemente dalla categoria in cui operano. È una formazione che va fatta in modo complementare rispetto al sistema universitario e ad eventuali master post laurea.

Oggi, qual è la tua funzione e che tipo di lavoro svolgi?

In PMI International, associazione datoriale per piccole e medie imprese dalla grande vocazione internazionale, spingiamo in modo positivo verso l’estero. Seguiamo le aziende nell’internazionalizzazione, e nel creare sinergie tra le imprese. Il matching all’inizio è stato un po’ difficile, bisognava abbattere barriere mentali e diffidenza già tra aziende italiane. Il nostro ruolo è stato proprio quello di facilitare i rapporti costruendo regione per regione. Il senso di appartenenza a un unico sistema che tutela e salvaguarda tutti con un Codice Etico ben preciso, che tutti sottoscrivono, ha fatto sì che molte barriere mentali venissero abbattute e si son creati rapporti e sinergie. Poi abbiamo esportato questo modello all’estero. Io personalmente con il Presidente, ma anche con altri dirigenti validi della Pmi, abbiamo intessuto rapporti con gli Stati esteri. Siamo entrati rispettandone usi, costumi e leggi, siamo penetrati nel territorio per capire le loro esigenze e difficoltà. Ci siamo costruiti un mondo PMI. Quindi, un imprenditore iscritto alla nostra Confederazione, colloquia con l’imprenditore tunisino o egiziano sapendo che stiamo tutti nella stessa squadra nella stessa struttura e che ci aiutiamo l’uno con l’altro.

Cosa vuoi fare da grande?

Non lo so, non ci voglio pensare, perché sono ancora giovanissimo. Sicuramente completare il percorso della famiglia che per me è importante. Poi con la nostra Confederazione concludere un percorso formativo di educazione imprenditoriale che avevamo intrapreso prima del Covid e le guerre e quindi abbiamo dovuto congelare. Il percorso formativo di educazione imprenditoriale non va fatto all’imprenditore ma a chi vuole entrare nel mondo dell’impresa. Un’educazione imprenditoriale che gli diamo sul campo: come funziona un’azienda che produce? come funziona l’azienda che distribuisce? Sul campo in massima sicurezza.

Un tuo messaggio per gli studenti della Federico II?

Lo studio, l’istruzione è parte fondamentale della vita. Il mio augurio è che possiate avere la possibilità di completare questo percorso universitario e di poter avere l’opportunità di confrontarvi con il mondo che ci circonda. Quindi avere la possibilità di fare attivismo imprenditoriale, fare molta formazione specialistica sulle figure richieste dal mondo dell’impresa, che molto spesso non sono le stesse preparazioni che in un percorso didattico vengono insegnate. Quindi completare il percorso universitario, fare dei master propedeutici post laurea che possono essere utili e farli soprattutto all’estero. E il mio augurio è che all’estero possiate fare dei master importanti che vi consentano di tornare in Italia e di essere manager di aziende o di esercitare una professione ad alti livelli.

Grazie Claudio.

Ciao a tutti.

Lascia un commento

Scroll to top