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Gallotti Luigi

Chi è Luigi?

Un giovane imprenditore che ha cominciato a lavorare molto presto, avendo come esempio una famiglia di imprenditori, ma prima di tutto lavoratori. Ho quasi 34 anni e sono nel campo della ristorazione e fornitura di prodotti di carne.

Ma tu da bambino che lavoro volevi fare?

Ho sempre voluto fare questo lavoro, ho sempre seguito le orme della mia famiglia, ma in generale ho sempre avuto una vocazione di fare attività commerciale.

Se ci dovessi descrivere un’immagine della tua infanzia legata a quelle che poi sono state le scelte in campo lavorativo, cosa ti creava curiosità?

Guardare persone, referenti del mio settore o in altri settori, che si sono realizzati con il loro modo di fare, con il loro modo di interpretare il lavoro. Mi ha sempre creato curiosità vedere il loro modo di esprimersi, come fare le cose, qual è l’atteggiamento giusto, qual è l’approccio giusto, quali sono i sacrifici che vanno fatti. Diciamo, riconoscere in un imprenditore sia del mio settore che di altri settori un mentore, quindi una persona da cui prendere qualcosa.

Chi è stato il tuo mentore?

Il grande mentore è stato soprattutto mio nonno che ha fatto il nostro lavoro in anni molto difficili dove non c’erano tutte le particolarità che ci sono oggi e tanti problemi seri, forse. Un altro mio grande mentore è stato mio padre, che comunque lavora anche lui da quando era piccolo, ha sempre lavorato, e diciamo guardare lui come lavorava e come intendeva il lavoro, come pensava che potesse essere il modo giusto per provare a fare le cose fatte bene, ma allo stesso modo cambiarle, è sempre stato un punto di ispirazione.

Una cosa che ti ha lasciato il nonno?

Mio nonno la volontà di fare le cose, la determinazione. È sempre stato un uomo che superando estreme difficoltà è riuscito a crearsi un nome e a lasciare un’eredità non solo economica ma morale.

Cosa invece ti ha lasciato tuo padre che collabora con te?

Lui ormai è una sorta di supervisore, ci sta vicino. Spero che mi possa lasciare ancora tante cose perché è ancora qui, lavora con noi, ma la cosa principale che mi ha lasciato e che dimostra quotidianamente è lo spirito di sacrificio, dell’essere sempre lì a sacrificare qualsiasi cosa per lavorare, il tempo con la famiglia, il tempo con gli amici, tutto viene sacrificato in funzione del lavoro che è l’unico scopo di vita. Credo di aver ereditato questa mentalità, spero di poterla anche un po’ forse modificare, perché fare i sacrifici che ha fatto lui sono tanti e magari mi vorrei godere un pochino di più anche la vita, conciliare anche vita privata e lavoro. 

Quali sono le sfide che ti poni e quali già pensi di aver vinto?

Per quanto riguarda le sfide che penso di aver vinto, con la start-up “Carni d’autore” che abbiamo creato sei anni fa credo di aver già vinto nel senso che noi veniamo da una famiglia di commercio di carne all’ingrosso, quindi abbiamo sempre fatto forniture per supermercati. Sentivo quotidianamente la sfiducia dei consumatori verso i supermercati in relazione all’acquisto di prodotti di carne per cui, ascoltando un po’ i miei clienti, i miei fornitori, un po’ quello che sentivo dai marciapiedi, mi è venuta l’idea di creare una tipologia di macelleria diversa, non una piccole bottega a conduzione familiare, ma una vera e propria azienda con una struttura di livello per dare al consumatore la sensazione nel venire ad acquistare da noi molto simile ad entrare in una boutique di abbigliamento. Un negozio dove sentire un’area diversa, una tipologia di prodotti diversi, esposti in maniera diversa, anche lo stesso modo di approcciare, di vestire di tutti i nostri collaboratori, cioè dare proprio un un segnale forte di dire che questo è un settore molto bello, molto particolare e può essere valorizzato ed elevato a livelli di tanti altri settori. 

Si può dire che tu hai creato un nuovo modello di business? 

Abbiamo messo le basi e dato un’impronta diversa al nostro settore che ormai era andato nella sfiducia più totale da parte degli imprenditori e dei consumatori, tant’è vero che le nuove generazioni, figlie di imprenditori che hanno operato in questo settore magari 50-60 anni fa, hanno abbandonato questo settore. Noi abbiamo colto questo vuoto di mercato che si era creato, l’abbiamo trasformato e penso che abbiamo avuto risultati importanti. Per quanto riguarda il nostro progetto è sicuramente quello di creare un’azienda organizzata al punto da poter avere più punti vendita, infatti abbiamo già un secondo punto vendita che è pronto per essere aperto. Sicuramente è un settore particolare dove la materia prima è un prodotto molto delicato, non è accomunabile ad altri settori. La carne è un prodotto che va lavorato in un certo modo, va monitorato non quotidianamente ma ogni ora, il prodotto va sempre trasformato, va sempre modificato perché è un prodotto molto deperibile. 

Quanto sono importanti i collaboratori?

 Dico sempre che l’azienda la gestiscono i nostri collaboratori, noi siamo supervisori, abbiamo nel nostro piccolo una quarantina di collaboratori e senza di loro non potremmo fare niente. Il nostro investimento più importante sono loro. Bisogna saper individuare nei propri collaboratori le persone con le doti giuste, dargli fiducia e sicuramente essergli vicino nella formazione, ma nelle scelte quotidiane penso che il mio collaboratore ha la mia stessa intelligenza per poter valutare una situazione e prendere una decisione. 

Quindi i numeri sono importanti?

I numeri sono importantissimi, fondamentali. Oggi non avere i numeri sottomano è come guidare in autostrada contro senso ad occhi chiusi. È il consiglio più importante che posso dare a chiunque. Oggi in qualunque settore, dal più piccolo al più grande, avere i conti sotto mano, i numeri sempre in ordine è fondamentale. 

Cosa vorresti fare da grande? 

Mi piace molto il settore del turismo. Il mio sogno sarebbe quello di avere una struttura ricettiva, magari un albergo in Costiera. È un sogno, poi vedremo se un giorno lo potremo trasformare in realtà. 

Hai un consiglio per i ragazzi che stanno terminando il corso di laurea e stanno iniziando a capire quello che vogliono fare? 

Il consiglio è di non perdere tempo perché oggi per cercare di creare un’azienda solida e che abbia comunque delle basi importanti ci vogliono almeno dieci anni. Bisogna scegliere il settore che riteniamo più adatto a noi, quello in cui pensiamo di poter fare la differenza, perché comunque ci sono tanti sacrifici da fare, in qualunque settore, in qualunque lavoro, e se non si ha un po’ di passione e anche di piacere nel fare quello che facciamo quotidianamente, il sacrificio diventerebbe poi enorme e insopportabile. 

A chi devi dire grazie? 

Alla mia famiglia che mi ha sempre dato la massima libertà di poter scegliere di fare quello che volevo. 

Grazie Luigi. 

Grazie a voi.


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