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Frezza Fulvio

Se li potessi racchiudere in un solo aggettivo come definiresti i tuoi sessanta anni?

Un solo aggettivo direi “sorprendenti” per i risultati ottenuti, “faticosi”, aggiungo, per come li ho dovuti raggiungere. Questo almeno nella mia vita pubblica che si pone verso gli altri, non a livello personale o familiare.

Che cosa volevi diventare da grande?

Volevo fare l’Ingegnere. È rimasto un traguardo raggiunto a metà perché dopo aver conseguito il diploma di Geometra, mi sono iscritto a Geologia, poi mi sono trasferito a Ingegneria, quindi ho vinto il concorso all’Enel, come Geometra. Iniziando a lavorare l’ho fatto con grande dedizione ed ho trascurato gli studi e non mi sono più laureato ed è l’unico obiettivo non realizzato nella mia vita.

Come nasce la passione per la politica?

È stato un percorso assolutamente casuale. Lo spiego in poche parole. Nella mia azienda mi dedicavo molto al mio lavoro perché come geometra avevo imparato a portare avanti attività di alto profilo ingegneristico, idraulico e strutturale; quella è stata la fase più importante della mia vita lavorativa perché mi sono impegnato nella costruzione di impianti idroelettrici e di opere importantissime. Successivamente nacque questa seconda sfida, quando alcuni colleghi mi invitarono a candidarmi come RSU e mi votarono tante persone, per cui iniziai questa attività di collaborazione sindacale. Successivamente c’è stato un evento casuale perché mio cognato ebbe un’opportunità di candidarsi alla Circoscrizione ma essendo imprenditore rifiutò e lo propose a me. Dopo varie ritrosie mi sono ritrovato candidato a Stella San Carlo e Consigliere eletto, secondo della mia lista, con un risultato abbastanza sorprendente. Ho iniziato questo percorso facendo il tecnico nella politica e poi, poco alla volta, mi sono abituato anche a fare il politico-tecnico nella politica.

Qual è la cosa più bella che ti danno le persone quando le incontri per strada?

Tutti mi riconoscono di essere sempre disponibile, umile e pronto ad affrontare qualsiasi richiesta.

Quindi, una volta eletto, hai scoperto la tua vocazione alla politica?

Probabilmente si, non sapevo di averla. Per i primi 5 anni sono stato bersagliato da tutti i colleghi consiglieri forse perché temevano che potessi avere più visibilità di loro, perché avevano visto questa indole di riuscire a comunicare con tutti, di porsi in maniera serena e poi il resto è venuto dopo.

C’è una persona a cui ti sei ispirato?

Ho sempre guardato a mio padre. Mio padre non ha mai fatto politica, però si muoveva in ambito politico, perché presidente di un’Azione Cattolica, democristiano cattolico convintissimo, è stata la persona più importante della mia vita. Mi ha insegnato tante cose: essere disponibile con gli altri, avere pazienza, essere educato. L’impostazione che mi ha dato mio padre mi ha portato a sapermi porre con gli altri in modo gradito. Lui non ha mai fatto politica, vera, però la faceva nei fatti ogni giorno.

Cosa si prova vincere una campagna elettorale?

Ho sempre vissuto le campagne elettorali con grande ansia. Ogni volta durante lo scrutinio, ho avuto la sensazione che i voti non bastassero. Invece i voti sono sempre bastati ed è stata quella forse la più grande sorpresa.

Sei sempre un tecnico, guardi sempre le cose dal punto di vista matematico?

È una mia deformazione, anche nelle valutazioni politiche prevale sempre questo spirito tecnico. Mi capita spesso quando mi portano un problema dire “questo è qualcosa che posso provare a fare ma dico fin d’ora che è difficilissimo” o che non ci riuscirò. Non mi pongo mai dei traguardi che, per me, non siano raggiungibili perché mi sembra stupido e controproducente millantare dei crediti o dei risultati. Questo è stato sempre uno dei filoni totali del mio percorso di vita.

Se fossi San Gennaro per un giorno, cosa faresti?

Per prima cosa tramuterei i neuroni di parecchi napoletani per insegnare immediatamente, con un colpo di magico, che tutto ciò che intorno a noi non è casualmente lì ed è di tutti noi. Bisogna amare la città, amare le altre persone ed eliminare questa incapacità di godersi tutto ciò che è intorno a noi ed essere innamorati di ciò che è pubblico. Questa è la cosa che manca alla nostra città. Abbiamo una piccola fetta di persone che, a cominciare da come sversano l’immondizia, come imbrattano i nostri stupendi beni architettonici, non hanno capito che tutto ciò è un investimento perché è anche loro, un patrimonio anche loro. Tramutando la mentalità dei napoletani, veramente la nostra città sarebbe fantastica.

Cosa vuoi fare da grande?

Da grande vorrei provare a ricandidarmi alla regione per fare 10, 10 e 10. Infine fare il pensionato.

Che messaggio vorresti mandare agli studenti della Federico II?

Direi impegnatevi molto. Io credo nello sviluppo della città e immagino che nell’arco dei prossimi anni serviranno tante professionalità. Dobbiamo cercare di creare delle opportunità vere di lavoro, quelle che grandi imprenditori, grandi gruppi vengano a investire qui a creare incubatori d’impresa, a creare opportunità di crescita perché le doti che abbiamo noi ce le possono solo invidiare. Per cui impegnatievi, credete in quello che fate e nelle prossime scelte politiche, soprattutto quelle che riguarderanno i giovani, identificate persone che abbiano la capacità di pensare prima al bene collettivo. A quel punto si potrebbero porre tutte le condizioni per creare qui il punto di rinascita della collettività creando opportunità lavorative e dare un futuro a tutti i napoletani.

Esprimi un desiderio per la città di Napoli.

Vorrei vedere veramente la città più civile e più proiettata verso il mondo con il ruolo di chi mantiene il timone e guida il resto della Nazione. Avere qui più persone qualificate e più aziende e più capacità di essere promotori di un vero cambiamento.

Grazie Fulvio e alla prossima.

Grazie a voi. Mi fa piacere aver condiviso con voi i miei pensieri.

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