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Iovino Felice

Chi è Felice Iovino?

Una persona semplice dedita all’ascolto per acquisire qualcosa dall’interlocutore per trasmettergli qualche consiglio.

Qual è stato il suo primo lavoro?

Da ragazzino ho fatto il meccanico, ho fatto il saldatore, sono stato nell’impresa edile di mio padre. Perso mio padre sono capitato in un negozio di ottica e mi sono innamorato di questo lavoro e oggi sono un Ottico diplomato.

Cosa ricorda dei suoi inizi lavorativi?

Mio padre sosteneva che bisogna far star bene gli operai e metterli nelle condizioni di portare a termine un lavoro al meglio possibile. È una cosa che ho acquisito e ne sono fiero.

Di cosa si è innamorato del mestiere di Ottico?

Le persone vengono con determinati problemi visivi e, nel momento in cui si riesce a risolvere il problema, si da loro una seconda vita. Questo si nota dall’espressione ed è una grande gratificazione per chi esercita questo tipo di lavoro. Certamente questo poi ha anche dei fini economici, si risolvono dei problemi e ne deriva un corrispettivo che sale con l’aumentare delle persone che si presentano con determinati problemi perché il passa parola è la cosa migliore. Oggi, dopo 40 anni di attività, ci sono persone che entrano nel mio studio solo per salutarmi e questo è impagabile, qualcosa che ci accompagna positivamente nella vita, giorno e notte.

Quali sono le qualità che un imprenditore deve avere per distinguersi e avere uccesso?

La qualità principale è il grande ascolto. Alla base c’è la preparazione professionale ma bisogna capire chi si ha davanti e cosa si può fare per la risoluzione del problema. L’ascolto serve a capire cosa puoi fare e puoi dire a quel tipo di soggetto perché anche le parole sono molto importanti. Ed è anche importante quale sia la direzione per poter risolvere quel tipo di problema e per farlo serve ascoltare.

A chi si è ispirato?

In parte a Leonardo Del Vecchio, un uomo semplice che ha capito cosa doveva fare per migliorare la sua situazione economica. Ma non era solo quello, lui si poneva con amore in tutte le cose che faceva, circondandosi di persone che amavano e seguivano questo tipo di discorso e lui ha fatto il possibile per farli stare bene. Questa metodologia è stata da parte mia appresa perché l’ho ritenuta molto valida e seguendola mi ha dato risultati importanti.

Lei ha conosciuto Del Vecchio?

È stato un fugace incontro in cui gli ho esternato la mia grandissima ammirazione per la persona che era al di là di quello che rappresentava, e gli ho chiesto come facesse. Lui rispose solo una cosa: “Semplice: lavoro, lavoro, lavoro”. Noi lo diciamo in modo molto semplice, ma dire “lavoro” è una cosa tra le più importanti che ci siano, è l’asse portante della vita e della società.

Che messaggio darebbe agli studenti della Federico II?

Prima di tutto di fare le cose che amano, qualsiasi cosa fatta con amore e passione, alla fine premia. Poi informarsi, perché oggi l’informazione è molto veloce e a volte non si fa in tempo ad acquisire tutto e quindi bisogna porre molta attenzione. Formarsi e trasmettere sempre delle situazioni positive con tutte le persone con cui si ha a che fare E alla base però, se parliamo di una forma economica, bisogna mettere la massima razionalità e bisogna evitare lo spreco. Evitare lo spreco è la prima fonte di guadagno.

Quali sono i valori che vuole trasmettere alla sua azienda?

Io voglio lasciare ciò che in parte già è stato insegnato, ma avere una continuità, perché l’insegnamento può essere funzionale per un determinato periodo e poi sfumare nel tempo. L’obiettivo è il bene collettivo, non il bene del singolo, che sia il titolare o un collaboratore, ma il bene deve essere per l’utente che ci gratifica venendo nella nostra azienda.

Parliamo di formazione, di velocità, di un mondo che cambia in modo molto rapido, in che direzione andrà l’ottica?

Consumismo e globalizzazione hanno creato molta confusione. Le ideologie che ho oggi non so se domani possono essere effettive o meno, perché il domani è rivolto principalmente a una situazione di carattere materiale. Ma la sanità va portata ai massimi livelli per arrivare al punto che l’utente ha subito riscontro. Noi dobbiamo risolvere i problemi dell’utente e questa è la missione, che ci siamo imposti.

Lei ha una visione etica e giusta del lavoro. Ma se lei fosse il Presidente del Consiglio, qual è la prima azione che farebbe?

L’abbattimento delle tasse che non è controproducente come molti possono intendere, ma è producente perché favorisce l’onestà di tutte le persone. Se oggi noi dobbiamo combattere l’evasione, un domani l’evasione sarà ridotta ai minimi termini perché non ho nessun interesse a non dichiararle se le tasse vengono ridotte.

Cosa vuole fare da grande?

Da grande io vorrei fare qualcosa che potesse comunque rimanere veramente ai posteri e meravigliarli. Se ciò che ho creato lo potessi distribuire anche a collaboratori o familiari per farli stare meglio, sarei gratificato e forse ricordato un poco di più.

Che messaggio rivolgerebbe oggi al Felice ventenne?

Non spaventarsi del domani, ma fare la propria azione per contribuire comunque al miglioramento di natura mondiale. Guardare sempre alle situazioni positive, non a quelle negative e non spaventarsi.

Cosa direbbe ai ragazzi di venti anni?

Non oziate, qualsiasi cosa facciate,fatela. Non state lì a guardare, siate protagonisti.

Cosa suggerirebbe ai giovani che iniziano a fare un’attività professionale ed hanno i primi problemi?

Non fate solo richiesta di quale possa essere la retribuzione ma cosa occorre al datore di lavoro e cosa si è in grado di fare. Se nell’ambito del lavoro c’è una una valutazione del soggetto che sia superiore alle aspettative dell’imprenditore, il futuro è praticamente certo. Non si può pensare a un corrispettivo e senza avere una formazione, senza avere il praticantato. Bisogna lavorare e fare esperienza. Dopo si può anche pretendere qualcosa di più ma non c’è neanche bisogno della pretesa perchè gli imprenditori vogliono persone valide.

Grazie dottor Iovino.

Ringrazio voi di avermi permesso di esternare tutto ciò che era conservato in me.

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