Benvenuto Antonio.
Benvenuti a voi.
Chi è Antonio?
Un Docente Universitario che adesso dirige il Dipartimento di Ecologia Marina Integrata della Stazione Zoologica. A mio zio piace dire che io sono un pescatore che per hobby fa il Docente Universitario.
Cosa sognavi di fare da bambino?
A 8 anni dicevo che volevo fare il Biologo Marino perché guardavo i documentari di Jacques Cousteau e dicevo “quella è la mia vita”. C’è stato un periodo in cui ho pensato di calcare le orme di mio papà che era Chirurgo però la passione per il mare è stata più forte e ho voluto fortemente fare il Biologo Marino.
Se dovessi chiudere gli occhi per un istante e immaginarti la tua infanzia, quali sapori, odori, sensazioni mi puoi raccontare?
Se devo identificare un sapore, un odore è il traghetto per Ponza dove andavo da bambino con la mia famiglia, con mio fratello, mia mamma, mio padre e con degli amici. Lì ho cominciato a fare pesca in apnea e ho cominciato a capire come funzionava il mare e da lì sono diventato un po’ più marino che terrestre.
Che tipo di mondo hai scoperto con le tue immersioni?
Le più belle soddisfazioni che ho avuto per la ricerca scientifica sono nate osservando sott’acqua, pescando un pesce e guardando che cosa avesse nello stomaco. La passione porta a osservare le cose con più attenzione e poi questa attenzione può anche comportare successi lavorativi.
Inizi la tua carriera come ricercatore scientifico qui all’interno della Stazione Zoologica Dohrn, c’è un ricordo particolare di quegli anni?
Mi ricordo una volta che venni con Giancarlo Carrata, il mio professore della tesi, passai nel corridoio della Presidenza e lui mi disse una cosa che mi è rimasta dentro, che ancora oggi penso ogni mattina quando entro alla Stazione Zoologica. Mi disse “tu pensa solo alle persone che hanno camminato su questo corridoio e ricorda che per essere un bravo ricercatore non bisogna mai smettere di essere ignorante”. Questo è lo stimolo di ogni ricercatore, bisogna essere umili e bisogna non smettere mai di pensare di essere ignorante. Bisogna studiare il più possibile, bisogna aggiornarsi e bisogna poi fondamentalmente avere una grande passione.
Nel tuo iter professionale avrai sicuramente avuto delle difficoltà. Ce ne puoi parlare in modo che chi ci sta ascoltando lo prenda come monito per superare i propri problemi grazie a un tuo consiglio?
La vita da ricercatore è una vita bellissima soprattutto però se si ha la passione sennò è meglio cambiare mestiere. è una carriera difficilissima, ci vuole anche una buona dose di fortuna però bisogna essere nelle condizioni che quando si partecipa a una competizione, a un concorso bisogna avere titoli per schiacciare gli avversari e questo comporta dei sacrifici e costanza nel credere che si otterrà quello che si vuole. Certo è una carriera costellata da delusioni soprattutto nelle prime fasi. Io dico sempre ai ragazzi credete in quello che fate, siate appassionati, lavorate bene perché prima o poi il momento arriverà.
La tua storia di successo è quella di un ragazzo che ama il mare e che è ricercatore presso la Stazione che poi lo vedrà come Direttore. Come hai vissuto questa trasformazione negli anni?
Un punto di orgoglio. Me ne sono andato molto dispiaciuto perché ho capito che non avrei potuto fare carriera alla Stazione Zoologica. Ho fatto la carriera altrove, ho fatto il giro, però devo dire, con una punta di orgoglio, che tornare a fare il direttore in un posto da dove 25 anni prima me ne sono dovuto andare perché non avevo spazio, mi ha dato grande soddisfazione. è un posto dove si lavora tanto e purtroppo poi la mia attività lavorativa adesso è meno dedicata alla ricerca perché una parte importante è impegnata proprio dalla gestione di un dipartimento così grosso che gestisce tanti progetti, ci sono relazioni da fare, autorizzazioni da dare, riunioni, però va bene. Quindi la giornata è sempre brevissima e purtroppo poi quando si torna a casa si apre il computer e si continua a lavorare.
Spesso un ragazzo che inizia ad affrontare la carriera universitaria si spaventa di spostarsi in altre città. Tu invece ti sei spostato molto tra Genova, Ischia, Trieste e Lecce per acquisire importanti skills, quanto è importante girare?
È assolutamente importante. Lo consiglio a tutti i ragazzi, per me l’università e il triennio può essere tranquillamente fatto nella propria città, però per la Laurea specialistica bisogna andar fuori, non fosse altro che per respirare altre realtà perché solo così si può capire che esiste un mondo all’esterno della propria nicchia. Quindi io suggerisco di muoversi, di girare, non esclusivamente in Italia. Bisogna sprovincializzarsi, bisogna interagire con altre realtà, con altre mentalità, con altre teste.
Perché un genitore dovrebbe portare i figli a vedere l’Acquario?
Per fargli capire quanto è importante proteggere la biodiversità. Bisogna creare una coscienza perché la speranza per l’umanità, quindi per le nuove generazioni, è proprio mantenere questa biodiversità, perché da essa noi dipendiamo. Passare una giornata qui significa prendere coscienza del mare e iniziare a trattarlo un poco meglio. Significa innanzitutto capire che bisogna uscire dal nostro ragionamento di animali terrestri. Noi siamo animali terrestri, siamo animali e siamo anche terrestri ma bisogna capire che se esistiamo come animali terrestri dipende da tutto quello che qualche milione di anni fa è successo a mare. La vita a terra è stata resa possibile da tutti gli eventi, che qui vengono spiegati, che sono successi in mare, milioni di anni fa.
Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?
Beh, innanzitutto deve capire se stesso, deve capire se veramente ha la passione. Se non ha la passione è meglio fare un lavoro più o meno remunerativo che gli permetta di avere del tempo libero a disposizione. Bisogna tenere ben presente che ci sono dei momenti della vita dove si investe quasi esclusivamente. Il mio professore, che ho citato prima, diceva che bisogna avere l’ossessione del proprio lavoro. Nei primi anni è proprio così, perché bisogna accumulare tanti titoli, tanta informazione, tante competenze.
Chi ti senti di ringraziare?
Mio papà e poi le persone che ho avuto come riferimento nella mia carriera scientifica: Lucia Mazzella di Ischia, il professor Poero a Lecce e il professor Carrada. Poi, sinceramente, vorrei ringraziare il Mare e me stesso, forse me stesso è la persona che devo ringraziare di più.
Cosa vuoi fare da grande?
Penso di fare sempre questo, magari forse in maniera un po’ più rilassata. Sicuramente sarò sempre a mare, mi vedo già vecchietto, non andrò più a 30 metri in apnea ma me ne andrò con una lenza a traino, magari avrò una piccola casetta in Grecia. Sicuramente da grande continuerò a stare a mare finché la salute me lo permetterà.
Grazie Antonio
Grazie a voi.
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